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domenica 21 aprile 2013

Nicole Dark - Per noi, nemmeno la Thatcher!


Non voglio commentare il modo caotico e selvaggio di come noi Italiani ci siamo apprestati, in questi ultimi giorni, a votare un nuovo Presidente della Repubblica perché, utilizzando un eufemismo, non ho parole … 
Quindi, dopo aver dato una sbirciata più scrupolosa verso il  popolo italiano, prendo sempre  più coscienza, (come molti studiosi del nostro popolo), che l’Italia è un Paese ingovernabile, persino dalla lady di ferro: Margaret Thatcher.

Voglio commentare un articolo di Piero Ostellino del “Corriere della sera” che parla proprio di Margaret Thatcher e del giudizio che noi Italiani le abbiamo dato.

Certo ora è facile, spargere lacrime per rimpiangerla. «Ma se fosse stata qui in Italia, l'avrebbero spedita a morire a Tunisi», dice Piero Ostellino. Lui parla della Thatcher, nel giorno in cui è morta, però dice che «chi fosse, e che cosa fosse la sua politica, solo i quattro gatti liberali l'avevano capito, allora». 
Gli altri – se ci fosse stata una Thatcher e fosse per caso comparsa sul suolo nazionale - le avrebbero fatto fare la fine di Bettino Craxi (ieri è spuntata una frase dagli appunti privati del leader socialista, che scriveva: «Ha restituito vitalità e prospettiva a un'economia che languiva e a un Paese un po' opacizzato, conservatore e nazionalista»).

Ora la celebreranno tutti?

«Certo. Ma in Italia il novanta per cento lo farà solo per retorica, per convenzione: in realtà la maggior parte non l'ha mai capita».

Perché?

«La Thatcher era un uomo politico che sapeva sfidare l'opposizione per imporre le sue idee. Aveva operato una scelta politica precisa, con un suo prezzo, per riscattare un'economia morta. E la resuscitò».

Ma spaccò il Paese e i sindacati.

«È scontato che i sindacati proteggano i lavoratori, ma le Trade Union erano ormai un ostacolo allo sviluppo e all'economia. E quando si arriva a questo punto ci vuole qualcuno che dica: la ricreazione è finita, ora dobbiamo salvare l'economia».
Perché pochi possono capirlo?
«Per una ragione semplice e storica: non siamo inglesi. Non abbiamo fatto nascere il liberalismo, attraverso le guerre di religione. È da lì che filosofi come Hobbes, Locke e tutto il pensiero liberale si sono sviluppati dal confronto di posizioni opposte. La Thatcher lo ha trasferito sul piano politico, senza paura di spaccare il paese».

E da noi non potrebbe succedere?

«Da noi? Noi non abbiamo mai avuto neanche una riforma, solo una controriforma. Da noi attaccavano Craxi, che era molto meno riformista della Thatcher. Da noi fare riforme, anche di sinistra, è impossibile: siamo un Paese legato alle corporazioni, e le corporazioni non vogliono riforme».

 E da noi ora si dice: ci fosse una Thatcher anche qui...

«Ma se spuntasse uno o una come lei, le farebbero la guerra e la farebbero morire a Tunisi. L'hanno sempre criticata, perché dicevano che era di destra: in Italia, appena uno è liberale gli dicono che è di destra. Ma non è così».
«È che il liberalismo in Italia non è mai arrivato, nel senso che non è mai arrivata la cultura liberale: solo una via di mezzo fra solidarismo cattolico e collettivismo marxista. Un pasticcio».

Anche a Tony Blair è stato rinfacciato di essere un erede della Thatcher. Sempre le stesse accuse.

«Non si è mai persa questa ostilità. Ma in Gran Bretagna è stato possibile che al potere salisse un uomo come Blair, un riformista laburista. Uno che ha capito che il Paese doveva svegliarsi».
Chi sono stati i più critici in Italia sulla Thatcher?

«Tutta la cultura politica nazionale. Che non è fatta per capire la Thatcher: per lei la politica era competizione, conflitto, che poi è il modo, diceva Einaudi, in cui avviene il vero progresso in democrazia. Da noi invece si tira fuori subito un'altra parola: dialogo. E si lascia tutto così com'è».

Nessuno l'ha capita?

«A parte i quattro gatti liberali... Il Pci le si opponeva, ma anche tutta la generalità degli intellettuali. Del resto la nostra è la peggiore intellighenzia del mondo, incolta, ideologica e non empirica: guarda non ai fatti, ma alle nuvole. Quindi no, non l'hanno capita, perché parlava un linguaggio che la maggior parte dei politici non poteva capire».

E ora:
«I giornali saranno pieni di retorica colta e conformista. Perché dei riformisti si fa l'elogio da morti. Ma da vivi li si vuole morti».

Concludo:

E così, dopo aver bene appurato che l’Italia è un Paese ingovernabile, poiché odia qualsiasi cambiamento, non ci si accorge nemmeno che il Feudalesimo è finito da un pezzo!
Ma questa è un’altra storia …


Nicole Dark 




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