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domenica 28 aprile 2013

Nicole Dark - La Repubblica di Weimar specchio dell'Europa contemporanea.




In questi ultimi tempi non si fa altro che parlare della repubblica di Weimar, un periodo turbolento che diede modo in Germania di far nascere il Nazismo.

Ne ha parlato qui a Prato al Teatro Umberto Cecchi, il professor Zeffiro Ciuffoletti dell'Università degli studi di Firenze,ha tenuto, una breve lezione sull'Europa turbolenta e instabile degli anni di Weimar, traendone un parallelo con l’Europa contemporanea, non meno turbolenta, con le sue guerre economiche e i suoi contrasti sociali. 
Ha fatto un parallelismo tra il Parlamento tedesco degli anni Venti, le cui decisioni erano in realtà frutto di scelte della Cancelleria, e quello Europeo di oggi che si trova nelle stesse condizioni, ingabbiato dalle decisioni prese dai poteri finanziari, veri organi esecutivi a livello mondiale. Ma un Parlamento che non controlla i capitali, non ha un potere effettivo. L’Europa di oggi è come la Germania degli anni Venti, attraversata da divisioni economiche e speculazioni, dall’incertezza politica e dall’individualismo, senza più ideali né fantasia.
il professor Ciuffoletti nella sua lezione, pur non riproponendo mai situazioni esattamente identiche,  dice che la Storia insegna che certe macro-dinamiche possono comunque ripresentarsi a distanza di secoli o decenni, e quanto accaduto negli anni di Weimar si sta di nuovo manifestando in questi anni.
 Andiamo con ordine: all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’Europa si ritrova profondamente cambiata; sono scomparsi i grandi Imperi Centrali, veri e propri punti di riferimento per milioni di individui nonché veri e propri esperimenti di unità a livello continentale, andati purtroppo falliti per un eccesso di bellicismo e per non aver compreso l’esigenza democratica dei loro popoli.

Milioni di persone, in Austria come in Ungheria, nei Balcani come in Germania, si ritrovarono a dover gestire quelle novità per cui tanti avevano combattuto, ovvero l’autodeterminazione da una parte, e la democrazia, dall’altra.
 In Germania nacque appunto, la Repubblica di Weimar, esperimento formalmente all’avanguardia per la costituzione che si riuscì a stilare, giudicata tecnicamente ineccepibile. In realtà, il corso della Storia non andò come sperato; all’instabilità sociale causata dall’inflazione e dalla crisi economica, si aggiunse il radicalismo delle classi sociali più elevate - nobiltà e alta borghesia -, ostili all’ordinamento democratico, mentre invece guardavano con favore al partito armato dei nazionalsocialisti, visto come ultimo baluardo contro il pericolo rosso di Stalin.
Scioperi e manifestazioni di piazza sfuggirono al controllo della sinistra che indirettamente può essere vista come responsabile della radicalizzazione di destra, che serpeggiò anche in larga parte del ceto medio. La scelta del Maresciallo Hindenburg come Presidente della Repubblica avvenne anche a causa dell’astensione al voto della sinistra. Alla sua incapacità di formulare concrete proposte politiche, si aggiunse da destra la volontà di porre un freno all’ingovernabilità consegnando il Paese al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori  che poteva contare, ricordiamolo, sulle guarnigioni di SA poi trasformate in SS. La follia di Hitler mirava a far sì che la comunità si facesse Stato, e si esprimesse con una sola voce, quella del Cancelliere.
Ne derivò una delle più spietate dittature del Novecento, e una nuova guerra mondiale. 
Eppure, anche dopo di essa, la cui prima scintilla fu proprio la crisi di Weimar, furono ripetuti quegli errori strutturali, verrebbe da dire, che avrebbero “garantita” quella pericolosa instabilità politica. È il caso dell’Italia, costituitasi in Repubblica all’indomani del referendum del Giugno ’46, e dove era ancora forte il timore di una deriva autoritaria; fu questa considerazione a far decidere per una costituzione che non garantisse troppa forza al governo, ma la conseguenza principale è stata l’ingovernabilità: dal 1948, soltanto un esecutivo ha portato a termine il mandato di cinque anni.

Una situazione che ha creato nei decenni un forte distacco fra politica e Paese reale, con i cittadini sempre più delusi e amareggiati nei confronti di partiti senza idee. Proprio la fine degli ideali, in aggiunta a una grave crisi economica, fanno sì che oggi in Italia si ripropongano, le condizioni a causa delle quali cadde la democrazia di Weimar. La rielezione di Napolitano, la mancanza di un governo a due mesi dalle elezioni, il proliferare dei movimenti di piazza, l’aumento del disagio in conseguenza della crisi economica, sono segnali che non fanno ben sperare per una rinascita sociale dell’Italia. Ma timori del genere esistono anche per la Grecia.
Se analizziamo invece il caso tedesco, possiamo vedere come la lezione di Weimar abbia lasciato il segno, e siano state prese le dovute precauzioni per ridurre al minimo l’ingovernabilità, che si è capito essere un rischio per la stabilità democratica. E governi stabili hanno maggior margine di manovra per garantire la tenuta del sistema finanziario interno. Tuttavia, la perdita di potere dell’Unione Europea, soggiogata ai voleri della finanza, potrà avere forti ripercussioni anche sulla tenuta economica della Germania.
E per concludere credo che il governo che abbiamo da un solo giorno, sarebbe bene tenerselo stretto!


Nicole Dark 







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