Kahlil Gibran
E quando nacque la mia gioia, la strinsi tra le braccia
e salii sul tetto di casa a gridare:
«Venite, miei vicini, venite a vedere,
poiché in questo giorno per me è nata la gioia.
Venite a vedere questa creatura felice, che ride nel sole».
Ma nessuno dei miei vicini venne a vedere la mia gioia,
e fu grande il mio stupore.
E ogni giorno per sette lune stetti a proclamare la mia gioia
dal tetto di casa e tuttavia nessuno mi badava.
E la mia gioia ed io eravamo soli,
senza che nessuno venisse mai a cercarci o a farci visita.
Allora la mia gioia diventò pallida e fragile,
perché nessun altro cuore, tranne il mio,
era investito della sua amabile grazia
e nessun' altra bocca baciava la sua bocca.
E la mia gioia morì di solitudine.
E ora sto a ricordare la mia morta gioia
solo ricordando il mio morto dolore.
Ma il ricordo è una foglia d'autunno che mormora
per qualche istante nel vento e poi non si ode più.
Nasce a Bsharri, in Libano, il 6 dicembre 1883, le sue opere si diffusero ben presto oltre il suo paese d'origine diventando un mito fra i giovani che consideravano i suoi scritti come breviari mistici. Il suo intento, riuscito, è stato quello di unire la civiltà occidentale a quella orientale. Muore a New York il 10 aprile 1931.
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