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lunedì 18 febbraio 2013

Nicole Dark - Chico Forti: ingiustizia è fatta!


Fiorello, Giovanotti e molti altri stanno cercando in questi ultimi giorni, di tornare e sensibilizzare noi Italiani che siamo avvezzi ad avere la memoria corta, sul caso Chico Forti, un caso dimenticato soprattutto dagli Italiani, come Sacco e Vanzetti, condannati solo perché immigrati italiani. Quando il caso di Sacco e Vanzetti fu riaperto e quando si dimostrò che erano innocenti erano già arrostiti sulla sedia elettrica.


CHICO FORTI e AMANDA KNOX: DUE PESI E DUE MISURE



Chico e Amanda: diversità di difesa vergognosa.

Amanda knox, ora è libera e grazie al suo caso è diventata milionaria: i giornalisti l’hanno innalzata come un’eroina. Ma in America per molto meno sarebbe finita nel braccio della morte (provate voi negli States a raccontare un sacco di balle alla polizia e a fare la ruota e altri movimenti ginnici, nell’ufficio dello sceriffo…).

 Chico, che in 13 anni ha visto una sola volta i suoi tre figli, in Italia non sarebbe mai stato neppure processato sulla base di indizi così labili, e ora marcisce nella quasi totale indifferenza in un carcere di massima sicurezza della Florida da dove potrebbe uscire solo in una bara di zinco.

 Le decine e decine di giornalisti americani che hanno commentato in diretta da Perugia la sentenza della Knox hanno descritto il nostro sistema giudiziario come «medioevale», i nostri magistrati come una manica di incapaci, gli italiani come dei bigotti sessisti assetati del sangue di una ragazza acqua e sapone di Seattle. Il nostro per molti aspetti è un Paese indecente e ridicolo, ma per ben altre vicende giudiziarie. La sentenza che ha assolto Amanda Knox dimostra piuttosto, in modo inequivocabile, che l’Italia ha una giustizia forse inefficiente ma garantista. È semmai quello americano lo Stato di diritto da Far West dove se sei ricco eviti la forca, altrimenti non ti resta che piangere o pregare. Mettiamo davanti allo specchio Amanda e Chico e vediamo, dove sta il giustizialismo e dove sopravvive, a fatica, la civiltà del diritto. Amanda ammise di essere in casa durante l’omicidio e poi mentì accusando del delitto di Meredith un innocente, tanto da essere condannata per calunnia.
Chico Forti non è stato visto da nessuno nei pressi della spiaggia dove venne ucciso Dale Pike.
 Sul reggiseno di Meredith sono state trovate tracce di dna riferibili a Sollecito, ma per la difesa c’era stata una contaminazione. Sul luogo del delitto a Miami venne trovato un guanto dell’assassino: il dna repertato al suo interno non era di Chico Forti: visto che non poteva essere lui l’assassino, per l’accusa l’italiano divenne a questo punto il mandante.
 Gli indizi raccolti dalla Scientifica nel delitto Meredith sono stati demoliti dalle difese a colpi di opinioni.

 Nessuna evidenza scientifica è stata mai raccolta a carico di Chico, salvo delle tracce di sabbia magicamente comparse, a mesi di distanza, sul gancio di traino della sua auto. 
Amanda Knox e Sollecito dopo essere stati condannati in primo grado con una sentenza lungamente motivata hanno avuto il diritto (nel nostro ordinamento lo ha anche un ladro di biciclette) ad un processo d’appello (e poi la Cassazione) in cui tutte le prove sono state rivalutate e l’istruttoria riaperta. Chico invece è stato condannato senza uno straccio di motivazione, mentre l’appello se lo sogna di notte. Amanda è stata difesa da un agguerrito e costosissimo collegio difensivo. 

L’avvocato di Chico Forti, si è scoperto solo in seguito, lavorava anche per la procura di Miami ed era dunque incompatibile.

Chico Forti si è sottoposto alla macchina della verità: per il poligrafo è innocente, ma il risultato non è valso in giudizio. 
Amanda si è sempre proclamata innocente, ma nessuno l’ha mai sottoposta allo stesso marchingegno. Per la bella Amanda, incarcerata ingiustamente dagli italiani, si è mobilitato un intero Paese: la copertura mediatica è stata pari a quella della morte di un Papa, gli Americani hanno minacciato di boicottare i nostri prodotti, addirittura! I fan hanno tifato in diretta come al Super bowl, il segretario di Stato Hillary Clinton ha seguito personalmente il caso. Mancava solo che mandassero contro il Tribunale di Perugia i «berretti verdi».
 Solo lo zio Gianni di Chico, gli amici, il popolo di Facebook e qualche sterile interrogazione parlamentare, hanno evitato che su Chico calasse l’oblio. Il nostro ministro degli esteri all’epoca ha scelto, come fa spesso, il basso profilo per non urtare Washington. Dopo l’assoluzione di Amanda e Raffaele la folla a Perugia urlava «Vergogna! Vergogna!». Sbagliavano.

 La vera vergogna si consuma, tutti i giorni da 13 anni, nella più grande democrazia del mondo, dove un uomo sconta una condanna all’ergastolo senza lo straccio di una prova.


La Bruzzone, nota criminologa italiana ha preso in esame il caso e ha affermato: "Ci sono elementi nuovi per scagionarlo. Nuove testimonianze anche relative all'arma mai trovata del delitto di Dale Pike". Quest'ultimo era il figlio di un imprenditore tedesco-australiano con cui Forti stava trattando l'acquisto di un albergo in Spagna. "Nessuno ha poi mai avvisato Forti - chiarisce la criminologa - che il suo avvocato difensore lavorava come accusatore nella Procura di Miami". L'associazione "Una chance per Chico" chiede anche una trasmissione di "Porta a Porta" ad hoc sul caso del trentino Chico per rilanciare l'attenzione sul caso.

Ed io chiedo a voi, amici ascoltatori, di unirvi per fare numero e informarvi di più per essere ascoltati e aiutare Chico Forti ad avere finalmente dopo 13 anni, Giustizia!



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